Sant’Angelo Vico l’Abate
La chiesa di Sant’Angelo a Vico l’Abate viene citata per la prima volta negli elenchi delle decime della diocesi di Firenze alla fine del XIII secolo. Il nome che la caratterizza deriva dal patrono San Michele Arcangelo ed era legata alla Badia Fiorentina. In epoca medievale, il luogo era parte integrante dei siti di incastellamento del Chianti. L’attuale conformazione architettonica della chiesa, a croce latina con un sola ampia navata rettangolare con copertura a capriate e facciata con portale rinascimentale e finestra settecentesca soprastante, risale al periodo rinascimentale.
Alcuni cenni storici
Dell’antico castello, menzionato per la prima volta in un atto di donazione alla Badia Fiorentina nel 1009, oggi non vi sono più tracce, ma alcuni documenti attestano l’esistenza della chiesa extra castrum di Sant’Angelo, suffraganea della pieve di Campoli.
L’architettura dell’intero complesso si è sviluppata in maniera isotropa rispetto alla chiesa, che costituisce il perno compositivo attorno al quale si dislocano ambienti di rappresentanza e annessi con funzione agricola. All’esterno, in asse con la navata, si estende il cosiddetto “orto del prete”, un giardino di pertinenza dove venivano coltivati essenze e ortaggi necessari per la sussistenza. (Martinelli E. (2020), “Rigenerazione partecipata” in Officina n. 30, 2020, anteferma edizioni, Conegliano (TV), pp. 38-43)
Patrimonio artistico
La chiesa, non più in uso dagli anni ’50, è stata soppressa come parrocchia nel 1986; dopo circa 60 anni, nel 2018, si è celebrata nuovamente la messa di Natale in questo gioiello incastonato tra San Casciano Val di Pesa e Greve in Chianti. Una chiesa che nei secoli è stata custode di due capolavori dell’arte toscana: il dossale di San Michele Arcangelo di Coppo di Marcovaldo e la Madonna con Bambino di Ambrogio Lorenzetti. Queste due opere, assieme ad altri arredi della Chiesa di Sant’Angelo, si trovano esposte al Museo Giuliano Ghelli.
Coppo di Marcovaldo
È una delle opere di spicco della collezione permanente del Museo Giuliano Ghelli di San San Casciano Val di Pesa, nonché una delle pietre miliari della pittura fiorentina del Duecento. La tavola con San Michele Arcangelo e storie della sua leggenda è attribuita al pittore Coppo di Marcovaldo ed è databile agli anni che vanno dal 1250 al 1260 circa. Nel dossale è raffigurato San Michele arcangelo in quanto è il santo titolare della chiesa. L’arcangelo è rappresentato al centro del dossale, seduto in trono, con una lunga tunica secondo il rito orientale. Infine, nelle mani tiene il globo crocifero e la croce.
Ambrogio Lorenzetti
La Madonna di Vico l’Abate è un dipinto a tempera e oro su tavola di Ambrogio Lorenzetti, conservato nel Museo Giuliano Ghelli di San Casciano in Val di Pesa. Al centro del dipinto si trova la Vergine seduta su un trono ligneo riccamente intarsiato. La figura è rigidamente frontale e fissa, di grande monumentalità, con una presenza statuaria e possente. L’opera è datata 1319, come riportato nell’iscrizione in basso:
“A.D. MCCCXVIIII. P(E)R RIMEDIO D(E)L A(N)I(M)A DI BURNACIO. DUCIO DA TOLANO FECELA FARE BERNARDO FIGLIUOLO BURNA…”
Inoltre si tratta della prima opera certa di Ambrogio Lorenzetti.
Altre opere minori
Nella ristrutturazione della prima metà del 1500, sono state poste due tele nelle cappelle laterali. I quadri rapprensentano un’Annunciazione e un’Adorazione dei Magi; al momento, sono in custodia in attesa della fine dei lavori di messa in sicurezza.
Infine, nell’abside dietro l’altare maggiore, si trovava una rappresentazione della Natività. Il dipinto è sempre del 1500 ma al momento risulta dispersa perchè, nel corso del restuaro a Firenze, è stata coinvolta nell’alluvione del 1966.