Nel 2020 realizzato l’orto del Prete a Sant’Angelo
Nella Primavera del 2020, una parte dell’ampio giardino antistante la facciata in stile architettonico Rinascimentale della chiesa di Sant’Angelo a Vico l’Abate, risalente al XII secolo, si è trasformata in un orto in comune, battezzato dai sui creatori: «Orto del Prete».
Dopo un lungo periodo di lock-down e un po’ stanchi di “coltivare il proprio orticello”, alcune famiglie che fanno parte dell’Associazione hanno deciso in tutta sicurezza di ritrovarsi non solo per riprovare il piacere di una relazione in presenza ma anche per rimboccarsi le maniche, sporcarsi le mani di terra e far sporcare soprattutto quelle dei bambini riuniti tutti assieme!
Già nella fase di progettazione si sono dati tutti da fare con gioia e voglia di partecipare, tanto per sdrammatizzare il clima da pandemia e l’atmosfera da cambiamento climatico.
I primi passi verso l’orto condiviso
Una volta stabilite quali erano le parcelle da coltivare, ovvero tutta la parte del giardino orientata ad Est, appositamente frantumato con una passata di motozappa, si sono tutti prodigati per dare un contributo alla pianificazione del primo «Orto del Prete».
Seguendo le regole delle consociazioni sinergiche tra ortaggi, la parte del giardino più ombreggiata a sudest, come illustrato da Nadia sulla lavagna, è stata assegnata ad una fila di odori e tagete, altre due di pomodori e nasturzo, le due centrali a cetrioli, lattuga e cipolle e quelle più a ridosso del muretto di contenimento a melanzane, peperoni, basilico, sedano e altri odori.
La porzione verso la chiesa, più soleggiata, è stata assegnata a zucchine, fagioli, fagiolini, erba cipollina, crescione, zucche, prezzemolo, dragoncello e porri.
Ad ognuno il proprio compito
A questo punto i partecipanti all’impresa si sono divisi in squadre: il gruppo idraulici, la squadra dei geometri dedita ai camminamenti, il team spaventapasseri, gli zappatori e i volenterosi assistenti, piccoli, grandi e tanti graditi visitatori di passaggio.
Naturalmente il successo del lungo e allegro pic-nic è tutta da attribuire all’equipe degli chef che non hanno fatto mancare nulla a nessuno, ce n’era per tutti i gusti, anche per i più raffinati sommelier!
Come punto d’acqua in mezzo al giardino c’è un pozzo che, grazie ad un paziente lavoro di messa a punto del sistema di pompaggio eseguito dal fantastico gruppo di idraulici, che con il dovuto intreccio di collegamenti ha abbeverato l’orto… fino a che in piena Estate non è finita l’acqua!
Ma torniamo ai primissimi week-end di Maggio in cui, armati di filo e paletti, i prestanti geometri si sono prodigati a tracciare le vie calpestabili tra le parcelle bucherellate dalle zolle sollevate da rudi ma efficienti zappatori. Le buche uscite dalla vangatura alla fine erano pronte per accogliere il soffice terriccio gentilmente offerto dal vicino querceto, la pollina delle galline di Serafino e il concio del Taroccio.
Dalla messa a dimora delle piantine ai primi frutti raccolti
A metà Maggio durante una splendida giornata una nutrita ed eterogenea squadra di volenterosi orticoltori si è dedicata con grande impegno al trapianto delle piantine giunte copiose dai vivai della zona e dai vari semenzai familiari. Dalla mattina alla sera, con la dovuta pausa pranzo e conseguente siesta digestiva, la messa a dimora di tutta la sequela di ortaggi preventivati ha messo a dura prova ginocchia, schiene e braccia dei più grandi, ma non quelle dei piccoli orticoltori in erba Danilo, Martino, Sofia, Clara e Diego che hanno dato un contributo fondamentale.
A questo punto il team degli idraulici era pronto a collegare il punto d’acqua con il sistema di irrigazione installato con dei punti di ancoraggio tra le aiuole e distribuito tra impianti a goccia e irrigazione dall’alto.
Non restava che lasciar fare alle piante ora, che per tutto il mese di Giugno non hanno di certo deluso le aspettative: pomodori, cetrioli, lattuga, melanzane e odori per tutti i gusti si sono riversati in abbondanza sulle tavole dei partecipanti. Non tutte le colture sono andate al meglio ma l’orto ha accontentato comunque un po’ tutti elargendo anche diverse zucchine, porri, zucche, fagioli, fagiolini e persino qualche pannocchia di mais.
Un costante controllo sulle infestanti e sull’irrigazione, grazie alla supervisione dello spaventapasseri, ha fatto sì che la generosità dell’orto si estendesse fino ai primi di Luglio, quando sono cessate le piogge e il pozzo è rimasto asciutto. Una squadra di volenterosi annaffiatori si è data da fare per dissetare le orticole rimaste fino a che progressivamente ad Estate inoltrata non sono rimaste che le piante più resilienti e protette.
L’Orto del prete, un primo passo verso un’agricoltura più sostenibile
Chissà che quest’esperienza non costituisca solo un primo passo sperimentale per implementare un’orticoltura che possa soddisfare sempre più famiglie: quello successivo potrebbe portare alla creazione di un orto più strutturato da associare alla costituzione di una CSA – Community Supported Agriculture, ovvero un gruppo di supporto alle realtà agricole preesistenti e create appositamente per soddisfare le esigenze di acquisto di ortaggi da parte degli abitanti del territorio. Saremmo supportati in questo progetto dalla Deafal, una ONG impegnata sul fronte delle disuguaglianze economiche e sociali, attraverso programmi e interventi di sviluppo rurale in tutto il globo, secondo i dettami innovativi e dell’Agricoltura Organica e Rigenerativa.